“Qui mettiamo i molluschi a macerare con le pezze” spiegò ancora Assimbal, tirandosi la lunga barba perfettamente arricciata. “Da quei tini escono le stoffe che vestiranno i sovrani di tutto il mondo”.
Myrim guardò con maggiore rispetto gli enormi recipienti aperti sotto il sole.
“Ricorda ragazzo, la porpora è un dono del dio. È l’oro di Tiro: più prezioso delle sete d’Oriente, più pregiato dell’avorio della Nubia…”.
L’uomo si sporse un po’ per sussurrargli all’orecchio:
“Quindi, se vuoi essere un degno abitante di Tiro non dire mai che la porpora puzza! La porpora non puzza, anzi, ha un magnifico profumo: il profumo inebriante dell’oro delle monete sonanti che il mondo ci offre in cambio di questo colore unico!”.
Myrim lo guardava a occhi spalancati: possibile che quei recipienti maleodoranti custodissero un tesoro tanto prezioso?
“Ti occuperai della scelta dei molluschi” spiegò poi. “Seguimi, ti mostro il posto”.

N. Vittori, Il profumo della porpora, Raffaello


NELLA REALTÀ

Sei uno scrittore e una casa editrice ti ha chiesto di scrivere il seguito del brano che hai letto.
Nel capitolo che dovrai elaborare il protagonista Myrim deve vendere la sua preziosa merce a un commerciante venuto da lontano. Puoi procedere così:

Leggi a voce alta il tuo lavoro e confrontati con i compagni.